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Mi giustifico, meglio, mi defluisco. Io sono medico chirurgo, figlio d’un medico chirurgo. E mia moglie è la figlia d’un medico chirurgo che aveva questa condotta prima di me. Se c’era dunque due borghesi al mondo, eravamo certo mia moglie ed io. Borghesi borghesi: con le fisime, le paure, le tradizioni, l’orgoglio, la pazienza, la sobrietà, la maldicenza, la docilità, il salotto, il soprabito, e ormai la miseria dei borghesi. Era possibile che noi non ci si spaventasse a vedere il mondo dalla guerra così rovesciato che, mentre prima gli operai manuali sognavano tutti di vedere i loro figli darsi a una professione borghese, ora i figli dei borghesi, a cominciare da Nestore si affaticavano a diventare operai manuali? Adesso, a scriver Nestore, mi torna in mente che fu mio suocero buonanima a volerlo battezzare così. Appena mercè mia gli nacque questo nepote, egli lo immaginò professore d’università (facoltà di medicina, s’intende) e, classico come era perfino nel redigere le ricette in latino, trasse dall’Iliade del suo Monti diletto