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se mi stesse davanti adesso. Era vestito di saja blu, con una camicia di lana nera e una cravatta nera a fiocco. — Devo ripartire dopodomani, – m’annunciò quando l’ebbi abbracciato e baciato. — Per andare dove? — A Torino, alla scuola macchinisti. — Che macchinisti? — Babbo, ho scelto la mia professione. Io faccio il ferroviere. — Che cosa? — Il ferroviere. Lo sai, babbo: io sono socialista. E prese dal vasetto di fiori che era in mezzo alla tavola apparecchiata, un garofano rosso, e se lo mise all’occhiello. L’abito era nuovo, l’asola stretta. Sua madre l’ajutò; poi si tolse di sul seno una spilla e gli appuntò nel rovescio del risvolto, il gambo del fiore, delicatamente.