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le sue pagelle segnarono temperature polari: zero, due, tre, e non solo in condotta. Cercavo d’accendere l’orgoglio di Nestore: – È possibile che un ragazzo intelligente come te, ecc. ecc? Guarda Guido, guarda Carlo: sono dei cretini rispetto a te, eppure riescono ad avere sette, otto, dieci anche in latino, ecc. ecc. – Nestore non contrastava: taceva e studiava i compagni e i professori invece dei libri. E ne cercava le fessure con l’attenzione con cui l’anno prima le cercava sulle mura della rocca per ficcarci una mano, poi un piede, e arrivare a cogliere i capperi. Un giorno infatti mi rispose netto: – Guido ha sempre dieci perchè il padre regala il vino al professore. Carlo ha sempre otto perchè la madre è la sarta della moglie del preside.... – E Giacinta, pronta a seguirlo: – Cerca di sapere chi è il medico del preside. – Puntuale, due giorni dopo Nestore riferì che il preside e sua moglie erano senza medico. Il preside frequentava il Circolo Umberto di cui ero socio anche io e dove andavo, e vado, di sera a leggere i giornali. Disperato, provai ad avvicinarlo; e prima dagli amici, poi da lui stesso, seppi che per buona fortuna egli aveva una moglie malazzata, anemica, dispeptica ed infedele. Non che l’infedeltà sia propriamente una malattia che possano guarire i medici, specie quelli della mia età e indifferenza; ma il preside, un biondino calvo sui quaranta, era psicologo, si vantava d’essere psicologo, scriveva di psicologia e narrava d’essere in corrispondenza con non so quali psicologi americani modernissimi ed