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ai privati le proprietà pubbliche, si ricucivano cioè in gran fretta quattro cenci di borghesia: il mio Nestore è tornato borghese. Piano piano, con molta cautela e qualche ultima esitazione, chè era già rimasto scottato una volta. E l’oliveto me l’ha fatto comprare a me, e le cartelle di rendita consolidata le ha affidate a sua madre. Il giorno che dovrà rivelarsi tutto borghese e godersi la diffusa pacifica convinzione d’essere un buon borghese, avrà tutto pronto per convincere gli altri, ed essere felice. Dichiarerà che oliveto e rendita sono suoi, il frutto del suo risparmio: e basterà. Borghese non è chi possiede, ma è chi risparmia. Nestore, adesso me ne accorgo, sa risparmiare. Io che non ho mai saputo risparmiare un centesimo, mi chiamavo borghese per abitudine e per inerzia. Ma non lo ero. I fascisti di qui, un giorno scesero a San Pietro che è un sobborgo di questa città, a frugare nella casa d’un Circolo rosso, e non trovarono la bandiera. Spararono anche una ventina di revolverate con la speranza che, a far buchi di qua o di là, la bandiera venisse fuori. Non venne fuori, ma alle revolverate scapparono via uomini e donne; e una ragazza, una bella ragazza alta, diritta e, al punto giusto, tonda come un fuso, scappando a gambo levate, mostrò d’avere, sotto la gonna bianca, una gonnella rossa. La rincorsero, la fermarono, la rovesciarono, le alzarono le vesti. Non era una gonnella, era la bandiera che in fretta e furia al momento