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scappato.... – nessuno dava ascolto perchè dicevo soltanto la verità. Quando giunsi sul Corso in cima alla salita, vidi da tutte le finestre metter fuori il tricolore, e insieme udii suonare il campanone del Comune. I due fatti erano contradittorii o non lo erano? Figli tutti e due della paura, o tutti e due dell’entusiasmo? Certo più il campanone suonava, più bandiere sbocciavano; ma anche più gente scappava. La città insomma fu imbandierata e deserta per due ore, finchè cioè i cittadini e i contadini non s’accorsero d’essere stati burlati da un toro. Nè se ne mortificarono come sarebbe accaduto se a burlarsi di loro fosse stato, invece del toro, un bue, perchè il toro è da tempo immemorabile un animale simpatico, simbolico ed invidiato. A far suonare il campanone, lo seppi poi, era stato il povero Matteo che rimasto, solo assessore, a guardia del Comune, al primo che gli annunciò trafelato l’arrivo favoloso dei fascisti sul campo della fiera, aveva risposto ordinando al donzello d’attaccarsi alla campana, e poi fuggendosene anche lui dalla parte della Rocca, monte monte, tanto che due ore dopo lo ritrovai nel granajo a Poreta che faceva finta di niente, e senza giacca e senza scarpe, seduto sopra un moggio rovesciato, la pipa in bocca, vagliava il granturco per la semina. Ma v’era arrivato da pochi minuti, ingiungendo a Margherita d’assicurare tutti essere lì lui da due giorni, al suo semplice lavoro. E questo lo