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casa per essere in un momento simile accanto a te. Era il mio dovere. — Lo sai qui che è accaduto? — Teta m’ha detto che hanno bastonato il sindaco. — Se Nestore che è consigliere provinciale, domani si lascia vedere in città, bastonano anche lui. Ma lo bastonano i suoi, prima degli avversarii. — Nestore, t’ho detto, andrà a Poreta, non verrà in città. Cominciai a spogliarmi rassegnato. Ma non trattenevo i sospiri: — Giacinta, Giacinta, avevo ragione io, quando dicevo che Nestore aveva preso una cantonata! E tu eri beata.... — Nestore sa sempre quello che si fa, non avere paura. Vieni a dormire, – e si voltò tutta verso il muro traendosi il lenzuolo fin sulle orecchie. Ma, mentre io mettevo sul letto il primo ginocchio, o ch’ella troppo pesasse sul suo lato e ch’io dal mio troppo premessi, il letto s’ingobbò e il cuscino di Giacinta sollevò le orecchie e sotto vi scorsi un pacco di carte azzurrine dure e lisce che sgusciavano via. — Che tieni sotto il guanciale? — Sotto il guanciale? – E si voltò d’un balzo e con una manata si rificcò quelle carte sotto la testa: – Sono carte che Nestore m’ha confidate. — Ancóra lettere di donna? — No, per fortuna. — Segreti politici? Lascia vedere. —