Pagina:Ojetti - Mio figlio ferroviere.djvu/242

Volevo francamente ripetere a mio figlio che suo padre era un imbecille poichè non conosceva nemmeno il partito politico dei suoi due contadini. Ma in quel punto entrava Margherita col vassojo della limonata. Nessuno sa fare la limonata come Margherita; fresca ghiacciata, agro e zucchero dosati come dovrebbero essere dosati nella vita. Ed è sua l’invenzione di spruzzarvi dentro due o tre goccie d’acqua d’anici per renderla anche più abboccata e dissetante. — Margherita, non m’hai detto mai che Matteo era socialista. — Socialista? Matteo? Oh Vergine santa! Non lo sapeva nemmeno Margherita: eravamo imbecilli in due. Nestore s’era tracannato il suo bicchiere d’un fiato. Io sorseggiavo il mio: — E credi che riuscirete? — È certo. — E chi farete sindaco? — Te, se vuoi. Rividi la lisca di pesce sul cranio del conte Tibò di Valsessera. Che sarebbe avvenuto della mia pace domestica se avessi dovuto in quel punto confessare a Nestore che avevo accettato d’essere candidato nella lista avversaria? No di qua, no di là: la saggezza è fatta di rifiuti come la virtù. E la virtù non è forse soltanto un nome della saggezza? In ogni modo il blocco borghese m’aveva solo chiesto d’essere consigliere; Nestore m’offriva addirittura d’essere sindaco. Confesso che la differenza non mi dispiacque perchè tra il sottoprefetto e Nestore ero contento di riconoscere che Nestore era