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che, a me almeno, facevano pena. Ma poi la macchinetta tornava in azione e, salvo un po’ di ruggine, camminava abbastanza spedita. Ora questa prudenza ed esperienza doveva essergli costata molti anni di fatica; e da giovane, agl’inizii della carriera, dovevano essere stati dolori. Ma il ministero lo aveva prudentemente lasciato per lunghi anni in sottordine, consigliere di prefettura sotto prefetti più lesti e sfacciati di lui. Quella era soltanto la sua seconda sottoprefettura; e a un consigliere provinciale che aveva parlato di lui col prefetto, questi aveva detto: — Povero Negri, l’hanno mandato al macello. Ma è carne dura. Si difenderà. Io, certamente, senza Nestore sarei stato da lui iscritto súbito nella terza categoria. Ma egli sapeva che Nestore era a Roma presso la presidenza del Sindacato Lavoratori Trasporti; e m’aveva fin dai primi giorni promosso alla categoria seconda, gentilmente. — Cavaliere – mi disse sottovoce quella sera, dopo avermi fatto sedere sopra un divano in un angolo della sala di lettura, – io ho bisogno d’un gran favore da lei. Si tratta del pubblico bene. Questo del favore e del pubblico bene era il principio obbligatorio di tutti i suoi discorsi puramente politici. Mi bastò perchè capissi che si trattava delle imminenti elezioni. — Ella era fuori di città, – continuò tenendo tra il pollice e l’indice della destra gli occhiali pel loro cordoncino e facendoli oscillare a pendolo, – ed io aspettavo con ansia il suo ritorno. —