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una volta, questi, ai prezzi d’oggi, costano meno e valgono molto di più. Il commendator Pópoli, uomo pratico, chiese quanto poteva valere una libbra di capelli biondi alla moneta d’oggi. Il colonnello, uomo morale, chiese come si chiamasse il russo, con l’evidente intenzione di farlo espellere. Il parrucchiere si schermì giurando che non lo sapeva, e la signora Cencina mise con grazia una mano sul braccio del colonnello e lo ammonì sorridendo: — Lei non vorrà compromettermi il signor Emanuele, – che doveva essere il nome del parrucchiere. Io stesso che conoscevo nome e indirizzo del venditore di capelli russi, tacqui, per non compromettere Nestore, e anche (a dire tutta la verità) per gratitudine a Micáilof che m’aveva usato la gentilezza di non salutarmi. Trovai Nestore alla sede del suo Sindacato. Doveva occuparvi un posto davvero autorevole perchè, fattasi dare da un usciere una chiave, m’aprì la stanza stessa della presidenza e m’invitò ad accomodarmi sopra un soffice divano, come se stanza, divano e presidenza fossero state sue proprietà alla borghese. Anzi dal cassetto d’una scrivania di mogano trasse un mazzo di sigari toscani così chiari, affusolati e crocchianti che nemmeno il ministro delle Finanze deve, se fuma, fumarne di simili; e me ne offrì due, e un altro se ne accese per sè, e solo quando si fu assicurato che il sigaro mio e il