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Al mio unico lettore che ancóra ha da nascere | 9 |
gressioni che saranno molte. Queste confidenze infatti delle piccole vicende mie, dei miei e della mia cittaduzza, io le ho scritte, prima di tutto, per divertire e consolare me stesso; e se avranno mai un piccolo valore di documento, l’avranno solo se saranno state sincere, tutte cioè obbedienti alla mia sincerità, al mio capriccio, e magari alle mie distrazioni: non per merito mio, si badi, ma del prodigioso tempo in cui mi sono imbattuto a vivere e a scrivere. Prodigioso, dico, solo nel senso che i prodigi sono sempre inattesi; e, per tornare alla politica del nostro Governo, oggi nessuno sa quel che può capitare domani a lui, ai suoi figli, alla sua patria, al suo portafoglio e al suo stomaco: ragione per cui uomini e donne s’affollano nei teatri e magari nei cinematografi, tanto per trovare durante una o due ore uno spettacolo filato e quasi sensato, al confronto di quello che loro cápita durante il resto della giornata nella loro vita reale. Insomma, queste mie confidenze e racconti o memorie assomiglieranno, me ne accorgo, a certe lunghe giornate di caccia: avanti e indietro, indietro e avanti, per campi, maggesi, prati, foreste, torrenti, ghiajeti, pantani, acquitrini, petraje, brughiere, ora immobili alla posta tra mosche e sbadigli; contro un colpo giusto e fortunato, molte e molte cartucce sciupate “per ammazzar qualcuno in paradiso„, come cantava Renato Fucini.
Se il paragone vi spaventa, lasciamoci qui. Se no, cominciate, per provare, ad ascoltare il