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172 | mio figlio ferroviere |
peso che i russi si facciano molte illusioni sull’Italia. Certo sarebbe bene che tutti sapessero su tutto la verità. Ma dato che questo è impossibile ed inutile perchè anche a conoscere la verità d’oggi s’ignorerebbe la verità di domani e questa sola è, in politica, quella che importa, mi divertivo, nell’allegria messami adosso dallo sbandieramento, a pensare che gli spropositi dei russi sugl’italiani fossero tanto più inverosimili di quelli degl’italiani sui russi. Poichè si giocava a nascondersi, ero contento che i meglio nascosti fossimo noi. Ognuno pone la sua superiorità dove può: come l’onestà.
Presto m’avvidi che al russo, per quanto apostolo, piacevano le donne. Appena una ne appariva con la gonna più corta o la camicetta più scollata, egli la seguiva coi suoi occhi tondi. Via Nazionale ne era piena in quell’ora del tramonto quando da sotto i piedi degli uomini scompare l’ombra del loro corpo e tutto sembra diventare più leggero e fugace sotto lo svenevole pallore del cielo.
— Le piacciono le donne, vedo, — gli osservai tanto per dare alla nostra conversazione un altro tema pacifico.
— Italia, terra d’amore.
La definizione non m’andò giù. Avrei pagato chi sa che per sapere che quella canterina di sua moglie la prima distrazione l’aveva provata a Roma, in viaggio di nozze, per mano italiana.
— Lei è poeta.
— Ho scritto due tragedie.
— In versi?