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Una notte fu spiombato laggiù un carro colmo di tessuti di seta. I ladri lo vuotarono con comodo, richiudendo gli sportelli e anche risuggellando coi piombi gli spaghi di chiusura. Ma mentre lavoravano, questo gatto capriccioso saltò nel vagone, si nascose in un angolo e ci si lasciò rinchiudere. Alla mattina cominciò disperato a miagolare, ricordando che a quell’ora si riapre il ristorante e nella spazzatura si trova sempre qualcosa da far colazione. Miagola e miagola, si radunò gente. Fu chiamato il capostazione di servizio. Più il gatto sentiva gente di fuori, più gridava. Il capostazione fece aprire il carro. Il gatto guizzò fuori d’un salto, e alla folla non restò da ammirare che il carro vuoto. Per una volta tanto le indagini della questura riuscirono bene. Furono arrestati anche un manovale e un facchino. E a questa povera bestia restò il nome di Spia. Non sono tempi pei galantuomini. Perchè anche al buon Roncucci mutilato andava tutto male. Raccontava le sue pene con voce pacata, carezzando il suo gatto: e sorrideva col faccione rubicondo, coi chiari occhi turchini come se le pene fossero d’un altro. In fondo, a narrarmele e a udirsele uscir di bocca, gli pareva davvero di liberarsene. S’era dovuto iscrivere al sindacato rosso che erano andati a minacciargli anche la madre, di notte, a casa sua, col bastone alzato. Ma questo era niente. Quello che lo offendeva era quel ritornello d’abbasso la guerra, abbasso la guerra, abbasso la guerra, da parte di gente che per la maggior parte o