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Voleva dire che a lui il povero Pasquarella era noto da gran tempo come un imbecille o un disonesto che in quel posto non poteva durare? che la condanna emanata da lui Nestore contro il suo preteso rivale era stata puntualmente e inesorabilmente eseguita? M’accontentai d’affermare il mio pensiero: — Io lo credo innocente, – ma Nestore mutò discorso e venne a spiegarmi ch’egli s’era adoperato a convincere i suoi colleghi della stazione di .... a non trattenere, come avevano fatto per tre giorni, un vagone di squisito olio d’oliva destinato non so a chi, per la buona ragione che la loro Cooperativa di consumo ne era priva e non riusciva a trovarne a prezzi ragionevoli. I più rossi gli avevano dato del pompiere, ma egli stava già per piegare anche loro con la nota formula che “il proletariato deve mostrarsi più onesto della borghesia”, quando proprio il delegato di servizio alla stazione uscì a dire davanti a una dozzina di ferrovieri: – Dovevate prendervi l’olio senza andarlo a raccontare in piazza. Voi, ragazzi miei, chiacchierate troppo e con le chiacchiere fate danno a voi stessi, a me e al governo. – Proprio così aveva detto, limitando il rispetto dell’autorità a quella formalità, come si dice in retorica, della gradazione (uno i ferrovieri; due, lui delegato; tre, in cima, il governo) ed escludendo il resto dell’umanità contribuente, compresi i proprietarii dell’olio, da ogni diritto ad una considerazione anche fugace. Nestore ne era adirato e scandalizzato, non