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vi si sedette vicino tendendoci su le mani e avvicinandoci i piedi.

Per il viottolo sottoposto udì un rumore di passi, e vide un uomo venire così avvolto nella mantella nera rotonda e nel bavero altissimo da sembrare a distanza una campana con due battagli. Quando l’uomo fu sotto, alzò gli occhi al fumo:

— Buon fuoco, Biagio.

— Venite a scaldarvi, padron Beppe.

— Vengo, – e attaccandosi a un ramo di quercella su l’argine, si alzò fino al campo degli olivi, e si sedette presso il fuoco.

— Venite da Reggiano?

— Sì, ho comprato.

— Ammazzate oggi?

— No, ammazzo domani.

Il nuovo venuto basso, robusto e un po’ pingue era il più esperto sgozzatore di suini di tutto lo spoletano. Biagio aggiunse altre legna, e non domandò altro. Si sentiva tra gli olivi passare il respiro ampio di tutta la pianura. A un punto (egli era più distante dal fuoco) alzò la testa guardando in alto il mucchio delle pietre:

— Una lucertola, di gennaro!

L’altro guardò, scattò in piedi lasciando a terra il mantello e si slanciò con la mano aperta sui sassi.