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ranza di guadagno le consigliava un marito: «L’amore è d’argento e gli affari sono d’oro.» E non diceva male.

Ora tra i poveri che ella aiutava con quei pochi centesimi era Angelo soprannominato Vinonero. Egli spesso dall’osteria saliva ad aiutare la servetta della signora Santa quando c’era da sistemare il vino nella cantina o l’olio nell’oliara o il grano nel granaio, vino, olio, grano portati quasi sempre da pagatori morosi per calmare la creditrice e Galletto. Un giorno egli profferì alla padrona un affare che sembrava d’oro: comprare con cento lire subito due ettolitri di vino vecchio che allora non si vendeva per meno di sessantacinque lire ad ettolitro. Chi lo vendeva era il mugnaio che doveva pagare il dì dopo una cambiale per certo grano a Spoleto e gli mancavano cento lire e non poteva offrire il vino pubblicamente perchè era vino d’un campo portatogli in dote da sua moglie, la quale a nessun costo avrebbe acconsentito alla vendita. Egli, Angelo, doveva andar col carretto di notte, caricare il vino senza rumore e portarselo via mentre la donna dormiva nell’altra ala della casa; dopo, a fatti compiuti, il mugnaio avrebbe convinto la moglie.

La signora Santa accettò, consegnò le cento