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Ah, mio marito! – gridò Giacinta con tutta la sua bellissima voce. — Chi l’ha fatto entrare? Mascalzoni! – e l’uomo saltò giù, com’era. Sabatino si ritrovò in un giardinetto dietro le mura della città. Come c’era arrivato? Perchè aveva rinchiuso in fretta quella porta ed era fuggito? Chi gli aveva detto: – Vada, vada, vada via... – spingendolo inebetito giù per le scale? Egli aveva fatto quel che gli avevano detto di fare, come sempre. Anche dalla città era uscito oltre che dall’albergo, inorridito. E si strofinava gli occhi e fissava un laghetto minuscolo con una grande anitra che nuotava verso di lui, guardandolo. – Foligno... il giardino... un lago... un’anitra... il treno delle quattro... Giacinta... i pantaloni neri e gialli... Vada, vada via, se no, succede un massacro... Adesso si ricordava anche queste ultime parole. Un massacro? E perchè? Che cosa aveva fatto di male, lui, che aveva dato tempo, fede, danari, pace pel trionfo di Giacinta? E adesso che sarebbe avvenuto? L’avrebbero cercato per tutta la città? E quel tale avrebbe preteso il massacro? Ne rivedeva la faccia assonnata, i baffi biondi, gli occhi spalancati, il grido minaccioso, i capelli spettinati... —