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non poter mostrare il telegramma perchè quel maledetto «Non venire ancóra» quasi lo metteva al bando dal tripudio del trionfo. Pure narrò a tutti che aveva ricevuto un telegramma lunghissimo, felicissimo, vittoriosissimo, magnificissimo. Il contagio dell’iperbole teatrale lo aveva invaso tutto. Inventò svenimenti di spettatrici per ammirazione, di colleghi per invidia, lancio di fiori, di fazzoletti, di biglietti da visita, di gioielli ai piedi della diva, proposte telegrafiche di scritture... E la seconda notte, altro telegramma altrettanto entusiastico, con una aggiunta nel finale «Non venire ancóra. Venendo avvertimi perchè albergo tutto pieno». Il terzo giorno aspettò una lettera di Giacinta o d’Armenia invano, ma la sera nella Tribuna trovò cinque righe che gli tolsero dallo stomaco l’appetito per la cena e dalle ginocchia la forza per passeggiare. Era una corrispondenza da Foligno sulla prima della Traviata nella stagione estiva al Teatro Piermarini e concludeva: «La trionfatrice della serata fu la signora Giacinta Pancrazi, una rivelazione. Figura elegantissima, attrice commovente, voce fresca agile appassionata. Il successo della stagione è assicurato, mercè sua.» Sabatino volle trascinarsi in giro fino alle due, in piazza Colonna, da Aragno, pel Corso in cerca di congratulazioni.