Pagina:Ojetti - Le vie del peccato.djvu/243


— 233 —


Pel giorno fatale Sabatino aveva ottenuto di non andare in ufficio, ma non sapeva dove dar del naso tanto era nervoso. Si rilesse il libretto della Traviata, poi ricominciò il primo capitolo del Conte di Monte Cristo, guardò le illustrazioni, provò a dormire, escì alle quattro, andò verso Porta Pia. Al Fontanone incontrò un collega segretario del Circolo Utile e divertimento, gli lesse la lettera di sua moglie, presero mezza granita insieme in un caffè dietro il ministero delle Finanze, scambiando qualche proposito sull’arte:

— Mio padre da giovane aveva la voce di baritono.

— Io non so come certa gente possa vivere senza un po’ d’arte. Dice bene Carolina Invernizio: «L’arte è il sorriso della vita. Se siete felici, è la goccia che fa traboccare il vaso. Se siete infelici, è l’angelo che vi asciuga le lagrime coi suoi riccioli d’oro.» Tu leggi la Farfalla?

— No, mia moglie è abbonata alla Scena illustrata.

— Certe sere, dopo cena un po’ di musica mi ricorda la gioventù... quand’ero studente...

— E poi c’è da diventare ricchi. Guarda Marconi. Quanto dánno a tua moglie per sera?

— Per adesso, poco. Duecento lire.