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che Sabatino ripensò alla maestra Armenia, all’intonazione solenne della sera in cui gli aveva gittato le grandi braccia al collo soffocandogli per un minuto il respiro nelle onde del petto e dichiarando: – Povero figlio! Lo so; alla vostra età è troppa privazione. Eccomi qua. Mi sacrifico io per l’arte di vostra moglie. Fate di me quello che volete. – Ed egli ne aveva fatto invece quello che aveva potuto. Pagando la bibita ripensò anche che per arrivare al ventisette, giorno di paga, possedeva lire nove e ventidue centesimi, perchè risparmii, stipendio, credito tutto era stato – come la fedeltà coniugale e la maestra Armenia – sacrificato all’arte di sua moglie. Ma le angustie economiche, negl’individui come nei popoli, aboliscono o deprimono il senso estetico. Passando davanti al giornalajo sull’angolo egli vide la Farfalla romana tesa fra due fili, lesse il principio di una poesia bisillabica Da te, Mio re, Non v’è Per me Mercè... eppure preferì prendere il