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Pausa. — Che ha detto la maestra? — È inutile: ha ragione lei. Dammi almeno un bacio, amore. — No, – e non volle più aprir bocca. Sabatino si addormì subito. La mattina dopo, alla lezione, la signora Armenia non aveva voce e dichiarò d’aver preso un colpo d’aria la sera prima annaffiando i fiori sul terrazzino. Fece cantare sempre Giacinta, senza correggerla una volta, felice di constatare che aveva in regola tutti gli acuti. A Sabatino in quella settimana crebbe tanto il lavoro al ministero che la mattina non potè più quasi mai andare a prendere sua moglie dalla maestra. Giacinta non s’occupò più che del suo canto e delle sue tolette per le quali avevano combinato con la sarta un pagamento rateale. Un pomeriggio verso le cinque andando dalla signora Armenia improvvisamente perchè aveva ricevuto dal tenore la nota dei tagli, incontrò Sabatino per le scale. Sabatino balbettò: — Sono escito prima del solito... Ero venuto... a vedere se... se per caso tu fossi qui. Giacinta che era una donnina di senno sorrise, gli levò il cappe