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addoloravo, un poco. Lontano da Roma, ormai aveva perduto ogni possibilità di trovar qualche buona lezione per l’inverno. E, nell’abbattimento della sconfitta come sarebbe vissuto? Discussi anche con la mamma e con una mia amica sul modo più cortese per fargli accettare un qualche aiuto, se fosse venuto. Inaspettatamente, una mattina lo incontrai pel Babuino. Era pallido, gli occhi erano più grandi che mai, e le mani, senza guanti, più belle, più bianche e più nervose che mai. Vi giuro — e non ci crederete, scettico come siete! — che mi piacque davvero, davvero, davvero.

Adesso ella non stava più sdraiata. S’era liberata dalla cappa e parlava, gestendo, con ardore. Io vedevo gli occhi e i denti e le gemme degli anelli luccicare fievolmente nella penombra.

— Noi americane siamo sincere. Lo pregai di venire. Egli corse da me lo stesso pomeriggio. Lo rivedo come fosse ora. Entrò dentro, mi gettò le braccia al collo, mi strinse freneticamente, mi coprì tutta di baci, ripetendo: – Ma dunque è vero, è vero che voi mi amate ancora? – Io lo calmavo. Ero così contenta di vederlo così appassionato, così acceso per me, dopo tanto tempo di lontananza in cui non s’era fatto vivo, indifferente com’era stato sempre. Osai finalmente domandare: