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Il poeta restò sbalordito, bevve mezzo bicchiere di vino e uscì di casa.
Verso le cinque del pomeriggio tornò, ma invano bussò alla porta della piazza, e rammentandosi che il cugino Tommaso era fuori, che di domenica la serva doveva essere uscita a passeggio, andò a provare dalla piccola porta nel vicolo vicino. Mise la chiave nella toppa, spinse, ma la porta restò chiusa e gli parve di udir da dentro la resistenza del catenaccio. Alzò gli occhi alla finestra della sua camera che era senza persiane e vide gli sportelli chiusi dietro i vetri sebbene egli si rammentasse di averli lasciati aperti alla mattina. Se ne andò supponendo che Giulietta pure fosse escita per qualche visita.
Più tardi, rientrando dalla sua porticina che non era più serrata di dentro, salì in camera e trovò il letto un po’ scomposto e per terra accanto al letto una copia aperta della Farfalla, una copia che egli era certo di non aver portata lassù, e sul tavolino una piccola stella d’argento a cinque punte, proprio come quelle che l’Economo portava ai polsini.