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— È una cosetta dal vero. Un autentico documento umano.
L’amico la lesse e la sera al Circolo lo avvisò:
— Non temi che si scoprano i personaggi veri?
— No. E poi, quali si siano le conseguenze, è l’Arte che lo vuole.
E la novella apparve la domenica seguente Il cugino Tommaso era andato a Norcia per un testamento, e lo studio era chiuso. A pranzo, dopo il pollo in umido, Luigino lesse a Giulietta con molta ansia la novella, alzando di quando in quando gli occhi a lei che sbucciava una mela e che quando il narratore giunse alla catastrofe sollevò il capo con attenzione. La novella terminava con queste parole dell’eroe trionfatore alla sua amante: «E adesso pensa, o Leonilde, che io sono felice, che io ho toccato, come si suol dire, il cielo con un dito, perchè nell’amore soltanto sta riposta la vera felicità.»
Luigino guardò la cugina e vide che aveva gli occhi un po’ lucidi e le guancie un po’ rosse, e osò prenderle la solita mano e attirarla alle sue labbra; ma Giulietta balzò in piedi e con grande dispetto gli gridò sulla testa:
— Ma insomma quando finisci di far l’imbecille? – e se ne andò.