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— Mi hai presa per una monaca?

A peggiorare le sue condizioni, un amico suo che allora dirigeva la Farfalla dell’Umbria succeduta alla Vespa omonima, un giorno gli disse all’orecchio:

— Bada a tua cugina... Quell’Economo...

E il giorno stesso infatti, scendendo dalla sua cameretta verso le camere di sua cugina, udì dal salotto la voce dell’Economo soldatesco senza poter intendere una parola. Si fermò lì sul pianerottolo. Una voce lontana gli diceva: «Entra, mostragli i denti, fagli vedere che non ammetti competitori.» Una voce più vicina che pareva gli salisse su dallo stomaco gli diceva: «Vattene, vattene. Che te ne importa? Ti rammenti i baffi dell’Economo, e le ciglia aggrottate, e i calzoni fermati sotto le scarpe, e la giacca alla militare? Vattene, vattene. Che te ne importa? Giulietta è tua amante o tua moglie? Ci deve pensare il cugino Tommaso...» E cominciò a discendere lentamente, ma aveva disceso pochi scalini che la porta del salotto si aprì e i due escirono sul pianerottolo e la cugina lo chiamò per nome ed egli dovette salutar l’Economo terribile, il quale lo stimò degno appena di un cenno del capo, ed anche dovette udire la sua frase d’addio a Giulietta: