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che si chiamerà Ninì come quella della contessa. Ah la cagnolina sì, il tenente no! Vieni qua, scaldati, (le due ragazze tendono le quattro mani sul fornello come in un giuramento. Le quattro piccole mani rosse pel freddo, colle dita rovinate dal lavoro dell’ago, hanno sulla fiamma i contorni rosei trasparenti come d’ambra. Dietro, la cucinetta è tutta buia).

Rita. (dopo una pausa, commossa) Tu lo dici, ma non lo farai.
Sandrina. Lo farò, lo farò. Io i piatti stasera non li laverò, e anche stasera dovrò stare senza cena.
Rita. Pensa ad Alberto. Tra Alberto e quel vecchio lì, tu scegli il vecchio solo per i danari?
Sandrina. Io... io scelgo? Ma è la miseria che sceglie. Del resto, aspetta. (Prende dalla tavola un pezzo di carta turchiniccia greve e lo strappa in due) Scriverò i due nomi su la carta dello zucchero e tu sceglierai. Ci si vede poco, fa vento al fornello, (mentre Rita sventola e attizza il fuoco, ella trae di tasca un pezzo logoro di lapis, e scrive sulle due carte, pronunciando): Alberto... Il vecchio... (poi piega le carte in quattro e le mette sul camino presso il fornello) Scegli tu.