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altissima, sotto alla quercia una siepe di vitalbe in fiore, presso la siepe una via sassosa corrosa dall’acque all’inverno, e, dietro, un campo di grano turco dal verde tenue digradante fino al monte di Poreta tutto verde di ginepri, di ginestre, e di pini. Anna si tingeva gli occhi, si profumava con l’Héliotrope blanc. Una mattina si colorò anche le labbra. A similitudine di un abito di Bianca, con l’aiuto di costei aggiunse tanti nastri neri al suo abito di percalle bianco. Bianca una sera le domandò: — Hai sempre voluto bene a tuo marito? — Che intendi? — Oh Dio mio! Intendo se c’è stata nessuna parentesi. — Oh Bianca! E con chi? — Già, hai ragione. A Spoleto gli uomini devono essere tanti rospi. E Bianca volle andare a Spoleto. Come Bebbo se ne schermiva, ella disse che senza un servitore non poteva restare un giorno di più nella villetta e che a Spoleto avrebbero potuto trovarne uno esperto. Anche Anna li accompagnò. Quel giorno fu il sabato. Anna si vestì di celeste e si