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uno specchio. Anna dovette accordarle che non appariva nulla di sconveniente e che anzi l’occhio sembrava più vivace e le gote più bianche. — Vuoi anche un po’ di lapis sulle labbra? — Sulle labbra? — Ma sì. Non si vede. Ma Anna resistè. L’amica generosa prese un lapis rosso e un lapis nero, li incartò accuratamente e li donò all’amica. Anna, per mostrarsi disinvolta, pure restando estatica davanti a quel tavolo pieno di utensili misteriosissimi, domandò: — Che profumo adoperi? — Héliotrope blanc. — Sai che non capisco il francese. — Aspetta. È facile. Te ne regalo una boccetta e ti imparerai il nome leggendolo. Me ne ha date cinque il generale. — Il generale? — Ossia, non è generale. Lo chiamiamo così, per ridere. È un sottotenente di cavalleria Genova. — Ma tuo marito?... — Se mio marito lo permette? Figurati il generale è mio cugino... — Ah! – e Bianca guardava i romanzi francesi