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In fondo io sono una signora ed ella potrà essere bella, elegante e contessa quanto si vuole, ma qui intorno non troverà nessun’altra donna come me... Ma come era bella, stamane!» Perchè quella figura strana con l’accappatoio bianco, con la forcella d’oro al sommo dei capelli arruffati, con le babbucce rosse sui piedi nudi la stava confitta nella mente, come un raggio di sole negli occhi; ed ella per quanto volesse ribellarsi all’atto scortese, si sentiva vinta di quella bellezza nuova. E pensava scoraggiata ai pallidi mesi di villeggiatura che ella avrebbe passati, vicino alla felicità ella infelicissima, vicino alla eleganza ella goffa e provinciale, vicino all’amore ella moglie al pacifico Oreste. Nè si rammentava più che dopo tutto negli anni scorsi i mesi di estate in quella calma e in quella solitudine, erano per lei stati piacevolissimi. Nulla: ella cominciava a vivere e a soffrire allora. «Non c’è che dire: ella è elegante, bella, e io non ho mai visto un’altra donna così elegante e così bella.» E il pensiero tornava sempre più nitido e sicuro, e ogni volta la percuoteva con maggior dolore. Ella lasciò gli abiti nuovi, e si vestì con le solite vesti usate e ben logore. A pranzo, sola, discinta, mal pettinata, svogliata, mangiò poco e chiacchierò molto con la serva. Poi se