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detto: «Bisognava pensarci...» ma poi ha riso anche lui. Annetta ascoltò con gli occhi spalancati e le orecchie tese, avrebbe voluto saper tante cose... Caterina mise il latte al fuoco; il caffè era pronto. Anna non sdegnò di preparare ella stessa il vassoio con le tazze, i cucchiai, la salviette, il zucchero e il pane bruscato. Ma mentre ella con un panno lustrava la zuccheriera, tenendo con le braccia tese il cencio ben discosto dal suo bello abito turchino, sulla soglia apparve una figura di donna avvolta in un grande accappatoio bianco. Aveva i capelli arruffati, stretti su la cima della testa con una forcella d’oro; e teneva i piedi nudi in due babbucce rosse fiammanti. Anna la vide, posò in fretta zuccheriera e cencio e arrossì e non potè pronunciare una sillaba. Ma anche l’altra restò confusa e si ritrasse con un piccolo grido acuto, e nascosta dietro lo stipite chiamò Caterina. Caterina accorse e fu un lungo conversare a bassa voce. Anna udiva di quando in quando frasi dette in tono reciso di comando. Capì le ultime parole. — Del resto venite di sopra, che il signor Alberto vi dirà lo stesso. Caterina tornò in cucina tutta confusa. Anna che ancora tremava domandò: —