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Anna si alzò e andò a veder l’ora: — Sono le quattro. — Bene. Io mi alzo. Tu resta pure. Vado giù per la strada incontro al forestiero. Non occorre che tu venga. Così lo condurrò direttamente al villino e non avrà l’idea di fermarsi qui da noi. Dormi, dormi. Anna tacque e si rimise sul letto supina. Il marito si alzò, si bagnò il viso e le mani, si infilò la giacca, e così, senza colletto, senza cravatta e senza panciotto, uscì. Anna attese ancora. La contessa Romei aveva l’estate scorsa tradito suo marito col deputato Rey, e a Spoleto s’era detto che tutto il romanzesco amore fosse stato tessuto nella villa solitaria dei Romei tra Spoleto e Terni. Ella non avrebbe fatto nulla di male, nulla di serio: ma le sarebbe piaciuto che a Spoleto le amiche invidiosette avessero fatto qualche ciarla su quella sua villeggiatura. Tanto non sarebbe stata capace di far nulla di male, mai. La contessa era una donna più debole, una romana abituata agl’intrighi del mondo. Egli la avrebbe incontrata una mattina presso al giardino, e di sopra alla siepe la avrebbe salutata lietamente... Che abito avrebbe ella messo quella mattina?