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toscano era presso a bruciare le labbra di Oreste, egli si alzò di repente in atto di non poter più tollerare quella lite, bevve un altro mezzo bicchiere di vino e se ne andò borbottando: — Perdio, in una domenica di riposo tu mi dài il veleno per tutta la settimana! Anna rimase un momento presso la tavola, poi si accinse a toglier le mense, piegando le salviette, accatastando i piatti usati, riunendo i rimasugli del pane. Sopravvenne la serva, ed ella, interrompendo il lavoro, le ordinò: — Finisci di sparecchiare. Assunta, io vado a letto. Il sole meridiano infuocava i muri esili, entrava per le imposte mal connesse, svegliava tutte le mosche. Nella camera, sul letto matrimoniale alto, Oreste giaceva supino in mutande e senza panciotto, russando, tutto lucido di sudore; per non macchiare con le scarpe la coperta di crocè, aveva messo in fondo al letto il tappettino riverso e vi aveva poggiato i piedi su; l’estrema reliquia del sigaro stava spenta su la pietra del comodino. Gli sportelli eran socchiusi. Anna entrò senza rumore, si tolse la giacca, la veste, restò seduta sul letto a guardarsi così spogliata; poi guardò Oreste. Ridiscese e andò a chiudere meglio uno