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speciale Adamo germanico che in sè riunisce tutte le doti dello spirito umano». Ma da noi poche proteste. Tanta era ormai la nostra beata schiavitù universitaria che perfino il Carducci acconsentì a regalare a Dante padre un poco del divino sangue germanico «il quale sangue gli colò per avventura nelle vene dalla donna che venne a Cacciaguida da val di Po».

Ma lassù i politici attenti a cementare la Confederazione con ogni mezzo anche con le utopie, portarono sul trono le cosidette teorie di quei professori. Guglielmo secondo dichiarò libri santi i libri di Gobineau e di Chamberlain sulla supremazia della divina razza germanica. E l’idea del Sacro Romano Impero della Nazione Germanica fece di quelle teorie e di quel bluff i suoi diplomi di nobiltà per avviarsi, nei discorsi, alla conquista del globo. I socialisti, i maggiori socialisti, acconsentivano già in sordina chè niente è stato tanto ingenuo quanto la nostra meraviglia per la loro immediata adesione alla guerra dell’egemonia tedesca. Bastava ricordare il disprezzo continuo e metodico di Carlo Marx per Proudhon e pei socialisti francesi. Bastava nelle ultime pagine della Donna e il Socialismo di Bebel rileggere l’imperialistica affermazione che il socialismo come forma di società dell’avvenire è stato fondato dai tedeschi e che l’avvenire del mondo appartiene a questo socialismo tedesco, — per prevedere quell’adesione entusiastica.

Nel 1911, nel cinquantenario del nostro giovane e pavido Regno, il Reimer autore della Germania pangermanista riassunse tutte quelle teorie dichiarando che la razza germanica è la più nobile e la più capace d’assicurare la felicità dell'umanità, e perciò tutti gli altri popoli devono cederle il posto darle cioè più spazio, a cominciare, s’intende, dalle nazioni più vicine, Francia, Austria, Italia, Scandinavia, Olanda la quale, tedesca d’origine, si accomoderà più facilmente al dominio teutonico. Questo scopo lo si può raggiungere, secondo il buon Reimer, con la forza: ma perchè il progresso della