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certi nostri professori saranno pagati in recensioni contanti.

Si badi. Le Università tedesche sono cento volte migliori delle nostre, o almeno lo erano fino a vent’anni fa, e molti di questi danni ce li siamo fabbricati noi stessi esagerando e snaturando il buon esempio germanico. L’enorme continuo arduo sforzo di ricerca, lo spirito di disinteresse spinto fino all’eroismo, il senso della curiosità equanime ed universale erano le doti delle Università tedesche, e si trasmettevano dal maestro allo studente con entusiasmo crescente. Ma anche in quei tempi gloriosi delle Università tedesche noi non sapevamo, imitandone i metodi, emularne e correggerne i risultati. Anzi questi risultati accettavamo dai tedeschi, belli e fatti, e continuavamo a lavorarci su come fossero verità rivelate, anche quando i professori tedeschi di storia che facevano sempre e dovunque della storia tedesca, cioè a vantaggio e ad esaltazione dei tedeschi, ci narravano, ad esempio, che i popoli germanici avevano suscitato i Comuni italiani, che gl’invasori barbarici dal settentrione avevano portata nella corrottissima Italia nientemeno che la virtù. Noi leggevamo, schedavamo, e credevamo in ginocchio.


La cultura utilitaria.


Nel 1889 l’imperatore Guglielmo, appena salito al trono, tenne un discorso contro la scuola classica che fu uno dei suoi primi atti d’impero. In quel discorso proclamò la necessità di rendere più pratica e più particolarmente tedesca la scuola, si scagliò contro il proletariato dei laureati inutili, giurò che non avrebbe più permesso la fondazione di un solo ginnasio-liceo senza ragioni evidentissime di urgenza, e dichiarò che «biso-