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sorrideva sicura come di chi in terra lontana rioda all’improvviso la propria favella e il proprio dialetto.

Ed ecco che appena il volo sul cielo di Venezia gli è sembrato troppo pericoloso, s’è precipitato sopra Aquileja, scagliando il 13 maggio una bomba sul piccolo museo archeologico dal quale aveva sottratto i milleseicento pezzi più preziosi nell’aprile 1915, nei giorni cioè in cui il dono del famoso parecchio pareva allargarsi fino all’Isonzo e includere Aquileja; e scagliando altre due bombe sulla basilica, una esplosiva — vedete i consigli dei barbari sapienti — che vi sconnettesse il gran soffitto di legno, e súbito dopo una incendiaria che gli appiccasse il fuoco. La bomba incendiaria fallì il bersaglio per pochi metri.