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tista Tiepolo e di suo figlio Domenico. A fissarli, così soli, sospesi su quella distruzione, tra il cielo scoperto e il monte dei rottami, nelle prime ore dopo la catastrofe, commovevano come la presenza di figure vive, riapparse lì per un prodigio d’amore e di pena.

Si pensi che, essendo l’unica navata lunga circa trenta metri, quasi duecentocinquanta metri quadrati di pittura del più luminoso immaginoso lieto delicato illustre pittore del nostro settecento furono annientati da quella offesa nemica.

Tre mesi dopo, Ravenna. Il 12 febbraio 1916 in un’incursione sulla città aperta di Ravenna una bomba fu gittata proprio sulla chiesa di Sant’Apollinare nuovo, la chiesa palatina di Teodorico, eretta nel primo quar-