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trale; scoppiò scagliando grosse schegge sul monumento di Pietro Lombardi al doge Pietro Mocenigo a sinistra di chi guarda la gran porta, e sul monumento Valier, i quali, per essere tutti e due stati coperti da gravi saccate di sabbia, restarono illesi; ferì un quadro del Bissolo; con la convulsione dell’aria staccò l’intonaco da tutta la volta e dilaniò la tela del Piazzetta: la sua tela più celebre, più bella e più delicata perchè i toni di rosa e di ambra, intorno alle tonache nere dei domenicani e alla veste turchina dell’angelo che solleva il Santo, v’erano rimasti intatti, ciò che ormai è raro nelle pitture di lui.

Sopravvenuto col nuovo plenilunio un inverno precoce, il nemico parve sospendere le sue incursioni su Venezia. Meglio, per merito della difesa aerea sempre più efficace e più ricca di mezzi tremendi e inattesi, le dovette sospendere, perchè l’11 novembre, quando volò su Padova per uccidervi cittadini inermi e donne e fanciulli, evitò studiatamente la zona battuta dalle artiglierie veneziane; e così fece più volte, fino alla notte sul 3 giugno 1917 quando queste artiglierie lo respinsero sui dintorni di Venezia dove si rassegnò a gittare le sue bombe ferendo tre borghesi. Solo il 30 giugno col favor della luna, volando ad altissima quota, alcuni apparecchi riuscirono a venire su Venezia e su Murano, ma non riuscirono a gittarvi che poche bombe tanto precipitosa fu la loro fuga sopra al fuoco della difesa.

Nella notte sul 14 maggio 1917, poichè il 13 noi gli avevamo sferrato un attacco vittorioso, inizio d’azioni più minacciose, il nemico si vendicò sulla basilica di Aquileia colpendola con una bomba nel transetto destro e scagliando dietro quella bomba esplosiva una bomba incendiaria che per fortuna cadde sul sagrato all’aperto1. L’11 luglio, in un’incursione su Cividale, gittava una bomba su quel Museo archeologico, insigne per le sue raccolte d’arte medievale. Ma il Museo era vuoto.

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Perchè intanto, dopo i danni subiti da Venezia e da Ravenna, altre città, o per fatto del governo centrale o per spontanea volontà di difendere le bellezze proprie, si eran date a spedire oltre Apennino, coi generosi aiuti


  1. Sulla basilica d’Aquileia gli aviatori austriaci avevano già scagliato la sera del primo novembre 1916 una bomba che era caduta di là dal muro del camposanto, e la notte sul 7 dicembre un’altra bomba caduta tra il campanile e la chiesa.

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