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Loggetta che, restaurata dopo la caduta del Campanile, era stata riaperta nel 1912 quando era stato "scoperto" il Campanile nuovo.
Nella chiesa domenicana di San Giovanni e Paolo e in quella francescana dei Frari, in San Francesco della Vigna e a San Zaccaria, la cui facciata allo scoppio della guerra era tutta coperta di palchi in legno presto demoliti perchè non vi si ripetesse l’incendio di Reims, tolte le pitture e le vetriate e le sculture che si potevano togliere, le opere d’arte che restavano furono difese con lo stesso sistema che nella Basilica di S. Marco: con due o tre cumuli di sacchi di sabbia sostenuti da scaffalature di legno lontane trenta o quaranta centimetri dall’opera che si voleva difendere. Se la bomba caduta in San Giovanni e Paolo, nella notte tra il 12 e il 13 settembre, non ha mutilato il monumento al doge Pietro Mocenigo che è il puro capolavoro di Pietro Lombardo (1485), se nella base del fastoso Mausoleo Valier (1708) i delicati bassorilievi di Pietro Baratta sono intatti, lo si deve a queste precauzioni. Le schegge lacerarono i sacchi ma il colpo morì su quei cuscini di sabbia. L’immensa vetriata del Mocetto da sedici mesi era lontana, al sicuro, nel buio delle sue casse.
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Intanto la difesa aerea della città, per opera della Marina, si faceva più intensa, più varia, più pronta. Ma la difesa del cielo di Venezia non è facile.
Per giungere sulle altre città le macchine aeree nemiche debbono attraversare la fronte di combattimento e linee di batterie antiaeree anche mobili e parchi di velivoli da caccia; o almeno, debbono volare su regioni nelle quali è possibile stabilire reti di stazioni d’avvistamento o d’ascolto. Invece su Venezia le macchine aeree nemiche giungono direttamente dal mare, e tra Venezia e le loro basi di Trieste o di Pola distanti da 90 a 150 chilometri, è impossibile, sul mare e nella laguna deserta, disporre un’efficace difesa ed è difficile stabilire segnalazioni in tempo utile.
S’aggiunga che gl’idrovolanti nemici arrivano su Venezia quasi sempre nelle notti di luna, quando Venezia è nettamente visibile dal cielo perchè circondata dalle acque e intersecata dai canali: visibile da un estremo all’altro come sopra una carta topografica. Si aggiunga ancóra che i velivoli terrestri raramente attaccano di notte città poste dentro terra: un guasto al motore li costringerebbe ad atterrare in luoghi mal conosciuti e quasi
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