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nezia quando precipitò l’impero napoleonico. Non era un auspicio di vittoria? Forse era solo l’ansia nostra a vedere uno dopo l’altro quei bronzi incomparabili sospesi così per tre funi nel vuoto sotto un terso cielo da aeroplani....

All’esterno di San Marco allora non si fece altro. Le opposizioni avevano, davanti alle prime bombe, ceduto a metà. Bisognava concedere loro almeno le apparenze: e le facciate. Si potè coprire con saccate di sabbia l’ultima porta di sinistra solo perchè in quella porta, allo scoppio della guerra, continuavano i lavori di consolidamento cominciati con l’angolo di Sant’Alipio e vi mancavano perfino gli stipiti, così che la mezza calotta del glorioso mosaico dugentesco, con la Traslazione delle reliquie di San Marco nella sua chiesa, era isolata e appoggiata su provvisorii pilastri di legno. Si riempirono con pilastri di laterizio gli archi leggeri agli angoli della Basilica. E poi si lavorò all’interno. Come già la Pala d’oro e il tesoro erano stati nascosti dentro solide casse in ricoveri blindati, così tutti gli altri marmi e bronzi che potevano essere tolti furono tolti. E il resto, le pile dell’acqua santa, gli amboni romanici, le quattordici statue dei Massegne sul septo marmoreo tra chiesa e presbiterio, i capitelli dorati della navata e del transetto, le sculture dei Lombardi sull’altare di San Giacomo e su quello di San Paolo, le colonne istoriate dell’altare maggiore, i bronzetti del Sansovino sulla balaustrata, e, in fondo all’abside, l’altare della Croce con le sue colonne d’alabastro, tutto fu imbottito d’ovatta e di sabbia cotta, e fasciato e protetto con materassi d’alga secca. La cripta fu consolidata per reggere il nuovo peso. Condutture d’aqua contro il fuoco furono alzate fin sulle cupole, furono insinuate fin dentro la cripta.

Il 4 settembre 1916 gli austriaci stessi collaborarono involontariamente alla difesa della facciata. Alle 9 di notte una bomba incendiaria cadde a due metri dalla porta centrale. L’indignazione del popolo fu tanta che nessuno allora potè più opporsi a che tutta la facciata della Basilica e la vicina Porta della Carta venissero finalmente protette da saccate di sabbia e da materassi d’alga1. Ora si vogliono anche appuntare sopra i mosaici


  1. I materassi o «paglietti» d’alga furono tesi davanti alla facciata di San Marco e alla Porta della Carta e poi davanti a parecchi altri monumenti di Venezia per ordine del ministro Scialoja, su consiglio dell’ammiraglio Thaon de Revel che allora era a capo della Piazza e del Dipartimento. Essi, per essere incombustibili o almeno lenti a bruciare, sostituiscono bene i materassi di lana che l’Accademia Veneziana di Belle Arti chiese invano al Governo Provvisorio durante l’assedio del 1849, e che fin dall’assedio del 1530 Michelangelo adoperò per la difesa di Firenze. (A. Gotti, Vita di Michelangelo Buonarroti, 1, pag. 198, Firenze 1875).
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