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di piombo. Ma l’architetto Luigi Marangoni che è a capo dell’Ufficio Tecnico della Basilica, aveva cominciato anche prima della guerra un lavoro paziente ed utile per consolidarle: grattava via dall’estradosso la vecchia calce magra ridotta ormai in polvere anche tra mattone e mattone, e vi colava una malta cementizia così che al disopra dei mosaici d’oro si veniva a gonfiare come una nuova corazza ben compatta.

Ma il primo lavoro di difesa della Basilica contro i pericoli di guerra fu, il 27 maggio 1915, quello di calare i quattro cavalli di bronzo, in dodici ore di continuo lavoro, per riporli in luogo sicuro pur senza allontanarli da Venezia. Fu un lavoro necessario e perchè quelle sculture greche sono preziose anche fuori del loro mirabile compito decorativo, e perchè la parte superiore della facciata della Basilica è tanto debole che ogni percossa sui cavalli e sul podio che li sosteneva poteva sconnetterla e anche farla ribaltare in avanti. Giornata memorabile, piena di sole, di coraggio e d’ansia. Da un secolo, esattamente da un secolo, i quattro cavalli, tornati da Parigi, erano stati ricollocati sul trono. Come narra la sonora epigrafe austriaca finora tollerata sulla porta maggiore di San Marco: "Quatuor equorum signa a Venetis Bysantio capta a. MCCIV primum ad navale deinde ad D. Marc. posita quae hostilis cupiditas a. MDCCXCVII abstulerat Franc. I Imp. pacis orbi datae trophaeum a MDCCCXV victor reduxit"1. Nessuno di noi negl’improvvisi preparativi del difficile lavoro aveva pensato a quella coincidenza: 1815-1915. Mentre il primo cavallo, quello verso la torre dell’orologio, scendeva e voltandosi sulle sue funi nel pieno sole di maggio pareva vivo, qualcuno ricordò. Un brivido di superstizione ci scosse: i quattro cavalli trionfali s’erano mossi solo al cadere d’un impero: dall’arco di Nerone o di Traiano erano discesi per andare con Costantino a Costantinopoli; dall’ippodromo di Costantinopoli eran tornati in Italia a Venezia, quando l’impero greco cadeva esausto davanti alla quarta Crociata e ad Enrico Dandolo; da Venezia a Parigi e dopo poco da Parigi a Ve-


  1. A Parigi Napoleone aveva mandato i quattro cavalli ad ornare l’arco del Carrousel. Pel loro ritorno Francesco primo venne apposta a Venezia col principe di Metternich. Quando i cavalli si mossero dall’Arsenale, alle 10 del 13 dicembre 1815, su due carri, sopra una barca a ponte, furono sparati ventun colpi di cannone. Capo dell’Arsenale era un Dandolo, capitano di fregata. L’imperatore sostò nella loggia sotto il campanile. A sera la piazza fu illuminata a giorno e sopra un trasparente si lesse questa scritta: "A Francesco I° vincitore — che questi preziosi cavalli — alle loro sedi — con somma munificenza ritornò — tributo devoto — di grazie e di esultanza — Venezia consacra". (Fabio Mutinelli, Annali delle Province Venete dall’anno 1801 all’anno 1840, Venezia, tip. Merlo, 1833).

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