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del teatro della Fenice. Ventidue palle caddero intorno e dentro l’edificio dell’Accademia di Belle Arti, offendendo soltanto l’Adorazione dei Magi del Bonifacio1.

Il 25 luglio vi era stato perfino un tentativo, il primo, crediamo, nella storia degli assedii, di bombardarla dal cielo: duecento palloncini da ciascuno dei quali pendeva una bomba di trenta libbre erano stati col vento propizio mandati sulla città dal piroscafo Vulcano ancorato fuori del porto di Lido; ma il tentativo falli, anzi alcuni palloni andarono a finire verso Mestre e verso il campo austriaco con molta ilarità degli assediati. Ma il feld-maresciallo Thurn che era succeduto al Haynau come capo delle truppe d’assedio, emulò la lealtà del generale Culoz narrando, in un comunicato ufficiale sul Lloyd Tedesco, d’aver potuto distinguere da terra la devastazione fatta da quelle bombe e "d’avere sospeso per sentimento d’umanità l’ulteriore bombardamento nell’aspettativa che quella città sventuratamente cieca rientrasse in sè stessa e si arrendesse perchè altrimenti sarebbe stato facilissimo ridurla un mucchio di rovine".

Quando nell’agosto 1849 non gli austriaci ma la fame e il colera costrinsero anche Venezia ad arrendersi, undici chiese e quattordici palazzi erano stati colpiti. Accanto al teatro della Fenice, nel Campo delle Bale (Campo delle palle) si vede ancora una strana casetta con la facciata simmetricamente adorna di tutti i proiettili austriaci che molti anni dopo un veterano di quell’assedio, Giorgio Casarini, aveva potuto raccogliere nella città.

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Vano avvertimento. Gl’italiani hanno tanta storia che se la dimenticano, con un’eleganza di nobili cui dispiace ripetere in pubblico i propri titoli e le sonanti gesta degli avi. E poi c’erano stati tanti anni di pace; la civiltà e anche la coltura s’erano occupate con tanto petulante affetto dei monumenti d’Italia, anzi proprio di Venezia. Tutto il mondo e primi, per la quantità, tedeschi, austriaci e magiari, erano venuti ad adorare in ginocchio Venezia e la sua bellezza, tra sospiri e serenate e giuramenti d’amore. Louvain, Ypres, Reims, Soissons, Arras.... Sì, tutte infamie indimenticabili.


  1. Cfr. Tomo VIII della Raccolta di tutti gli Atti, Decreti, Nomine, ecc., del Governo Provvisorio di Venezia, pagine 348 e 349; e l’articolo di Gino Fogolari, Per le opere d’arte a Venezia nel 1849, nel "Marzocco" del 27 maggio 1917.

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