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20 | enrico panzacchi |
preziosissime, due lavori del Serra: eran due teste di vecchio, una solamente disegnata (a chi conosce la maniera del Serra io direi meglio scritta) in nero su carta azzurrina, una dipinta a olio. Mentre ammiravo, il poeta entrò.
Egli è alto, valido, grigio nei capelli e bruno nei piccoli baffi; veste con eleganza corretta, come nessun altro degli scrittori bolognesi fa; gli occhi vivissimi spesso nella discussione aggrottati quasi ad acuire pensiero e frase, e la voce profonda e pur musicalissima che lo ha nella dizione reso il conferenziere italiano più simpatico, son le due note precipue alla prima conoscenza.
Nello studio indugiammo tra i primi saluti e i ricordi di Roma, cui egli non ha quest’anno dato l’annuale conferenza al Collegio romano. Fra le altre cose con gaia piacevolezza egli mi rammentava i giorni passati dal d’Annunzio nell’autunno del ’91 a Bologna durante il suo anno di volontariato in cavalleria, per dare l’esame scritto nella promozione a caporale: