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gabriele d’annunzio | 325 |
meno non mai osservate e rivelate; nelle quali un’infinita diversità di elementi si palesa in una sola vibrazione. E sul fondo diffuso della sensibilità organica, già rischiarato dai cinque sensi normali, vanno a poco a poco apparendo strani sensi intermedii le cui percezioni sottilissime scoprono un mondo finora sconosciuto. E nuovi misteri, che non sono soprannaturali e che noi sentiamo non assolutamente inconoscibili, ci avvolgono della lor viva tenebra e paiono dare un significato profondo ai piccoli fatti di cui si compone l’esistenza comune.
Se per la scienza tutti i fenomeni si risolvono nel silenzio astratto dei movimenti ondulatorii che si propagano nello spazio, per la sensibilità umana — di giorno in giorno dilatata ed acuita — l’universo acquista l’espressione d’un volto vivente su cui la vivacità dei pensieri mette le sue luci e le sue ombre e su cui passano i più tenui riflessi della vita interiore. L’antropomorfismo non è scomparso, ma si è