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gabriele d’annunzio 319

la musica. A giudicarne dalle innumerevoli opere illustrate edite in dispense e dalla moltiplicazione delle copertine ornate di figure e dal larghissimo commercio delle oleografie, — l'imagine grafica esercita ancora un vivace fascino su la moltitudine. A giudicarne dall’inaudito entusiasmo propagatosi in pochi mesi per tutta l’Europa, di recente, — la musica, o per lo meno lo strepito ritmico, ha ancora virtù di esaltare gli animi fino al delirio e all’estasi. La folla è dunque pur sempre atta a provare certe emozioni estetiche di grado inferiore: a fremere, a piangere, a gioire davanti alla rappresentazione convenzionale di certi sentimenti eccessivi e di certi aspetti della vita straordinarii. La folla conserva pur sempre, e conserverà fino alla fine dei secoli, la tendenza ad elevarsi, per mezzo della finzione, fuori del cerchio angusto in cui s’agita e soffre. L’arte dunque, che nelle sue forme supreme rimane godimento dei pochi, risponde in realtà a un bisogno diffuso.