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gabriele d’annunzio 317

ingiallite collezioni di quegli innumerevoli giornalucoli che sostenevano le logomachie tra i veristi e gli idealisti del tempo remoto, a rinfrescar perfino qualche fungo disseccato dell’antica fungaja sommarughiana.

Tutte le varietà e tutti i miscugli sono offerti al gusto dei compratori in questa gran fiera di ideali a buon mercato: — selvaggina un po’ frolla, da cui la corruzione incipiente estrae l’intenso sapore essenziale, e pallide fette filaccicose di carne bollita in acqua senza aromi; umili gelatine diafane e fricassée dense di spezie che bruciano il palato; pasticci dotti, in cui si accordano tutte le delicatezze sinfonialmente, e brodi lunghi ove nuotano inconoscibili rimasugli di cucina.

Ma tra il romanzo sottile appassionato e perverso, che la dama assapora con lentezza voluttuosa nella malinconia del suo salotto aspettando, e il romanzo di avventure sanguinarie, che la plebea divora seduta al banco della sua bottega,