Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
gabriele d’annunzio | 309 |
tersi la vita della nazione soltanto, ma quella del mondo, e come l’arte moderna debba avere un carattere di universalità, debba abbracciare e armonizzare in un vasto e lucido cerchio le più diffuse aspirazioni dell’anima umana.
Fu bene adunque che quei giovani esponessero il loro spirito a quelle correnti e si lasciassero penetrare da quei nuovi flutti di sentimento e di pensiero. Quel contatto e quella comunione li arricchivano e li inalzavano, ma non potevano né distruggere né menomare in loro la nativa essenza latina dell’intelletto nutrito di sani alimenti, educato a concepire e ad esprimere secondo il genio della grande lingua italiana.
Per sfortuna, a quegli scrittori mancavano e mancano appunto quella nutrizione e quella educazione; per sfortuna, a quegli scrittori mancava e manca a punto lo strumento primo dell’arte letteraria: la padronanza della lingua. E per ciò le loro opere anche quando portano l’impronta di un ingegno non volgare, hanno una vitalità