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gabriele d’annunzio 305

l’esalazione del loro disgusto su quella coppia di endecasillabi immortali. Lasciano passare quelle prose e quei versi come le polke e le romanze degli organetti esercitati per le vie pubbliche dagli orbi. Omai gli italiani di buona volontà conoscono a memoria i divertissements domenicali e quindicinali come conoscono le arie della Cavalleria rusticana. E questo non è poi un gran male.

Ricordi? Qualche anno fa, appena un commerciante di generi letterarii tendeva la mano e gittava un piccolo richiamo con l'atto medesimo del viaggiatore sentimentale verso i colombi di San Marco, l'esiguo stuolo domestico veniva a svolazzargli intorno e a beccargli nella palma; ed egli chiamava ciascuno per nome, e ciascuno gli faceva la sua cantatina di grazia e n’aveva per mercede un chicco. E questo non era poi un gran male.

Ma penso che oramai sarebbe tempo di tentar l’educazione di bipedi meno famigliari.