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domenico oliva 293

di corta vista e spesso ignoti; nei giornali.... Oh, qui comincian le dolenti note: io al Corriere della sera (e sì che lo spirito di Eugenio Torelli-Viollier è squisitamente letterario) vedo in che conto sia tenuta la critica letteraria. La si considera un lusso, e si crede necessario l’impedirmi di trattare determinati argomenti, ritenuti inutili o dannosi: io non potei là sopra parlare del Trionfo della morte, non potei dedicare tutto un articolo all’Anima del Butti e non potei scrivere manco una riga dei Lussoriosi dello Zuccoli.

E il buon Oliva, che in certi moti semplici dell’animo, nella sua rigida imparzialità, nella sua modestia, nella sincerità dei suoi affetti mi rammenta spesso Giovanni Pascoli, si affannava a spiegarmi il dolore che egli prova a credersi giudicato male dal pubblico per colpe non sue.

— E t’assicuro che il pubblico legge, legge, legge gli articoli che s’occupano d’arte e di lettere. Io lo so e lo sento: io ho fatto anche il giornalista politico e