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è pessima. Molti, quando sono stati rifiutati da tutte le professioni, si mettono a fare i comici. Ma perchè non si mettono a fare i calzolai, i macellai, gli agricoltori, i professori di università? Mistero.

— A che attribuite l’assenza del pubblico dai teatri di prosa?

— Un po’ io credo che piangiamo troppo. Attori e autori dicono di morir di fame, ma io vorrei sapere quando ci si sia ingrassati col teatro in Italia. In ogni modo e attori e autori hanno contribuito a stancare il pubblico: ma sopratutto gli attori. Essi dánno sempre le stesse cose: va via una compagnia che ha dato sempre Fernanda, Fedora, Frou-frou, ne viene un’altra che dà solo Frou-frou, Fedora, Fernanda. Inoltre il comico italiano vuol essere troppo versatile; la versatilità è una qualità dell’italiano, ma è il massimo ostacolo alla perfezione. A me piacerebbero le compagnie che direi specialiste: una il teatro italiano storico dalla Mandragola a Ferrari, una il teatro francese, una le pocha-