nessuno è così eccellente da essere fissato come segno di risorgimento, come affidamento per il futuro. Fino ad ora le recenti opere teatrali in Italia sono mediocri e come intenzioni e come successo di pubblico, ma sono indipendenti, e questo è ottimo sintoma. In Francia han perduto l’originalità, e ricalcano vecchi tipi, o pazzamente corrono per strane vie dietro un tedesco, dietro un norvegese, dietro un belga, dietro un russo. Non possiamo in alcun modo sperare di acclimatizzare il dramma nordico, intendo specialmente l’ibseniano; ma quello che nel metodo è modernamente buono, dobbiamo pur prendere a nostro vantaggio. Io penso che l’indirizzo moderno del teatro debba risultare da tre coefficienti: l’esattezza della osservazione è il primo coefficiente, e con essa intendo non solo la realtà del fatto particolare o generale riprodotto sul palcoscenico ma andate il modo di vederlo per riprodurlo, cioè la prospettiva teatrale che nel tempo e nello spazio modifica la realtà