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246 | arturo colautti |
i suoi occhi scialbi, grigiastri, fissi per tante ore su me nell’intensità dell’argomentazione così che dopo, quasi ammaliato, non potevo guardare gli specchi o gli stucchi o la tovaglia o il pavimento senza sentirli innanzi a me sempre presenti ed arguti. Che mulino incessantemente roteante per stritolare a mio vantaggio e a vantaggio dei lettori miei il grano della critica e, spesso, del paradosso!
Che turbine di argomenti, di confronti, di ricordi storici dall’India e dall’Egitto al Lourdes dello Zola e al plico dell’onorevole Giolitti! Che turbine che pur avvincendomi nella tromba mi teneva sempre sospeso, sempre animante, sempre ansioso davanti al pericolo di spezzarmi la testa malamente agile a quella vicenda caleidoscopica!
Basta, ormai molti giorni sono passati da quella sera e nella memoria il colloquio mi si è bellamente polarizzato, pur scintillando ancora, così che m’auguro di renderlo tranquillamente.